“Incerto confine”, poesie di Stefano Vitale e illustrazioni di Albertina Bollati
Amici di Calcio alla Poesia, vi presento Incerto confine, il volumetto di poesie e illustrazioni nato dalla sinergia creativa tra il poeta Stefano Vitale e l’illustratrice Albertina Bollati (Edizioni Disegnodiverso, Paola Gribaudo, 2019). L’introduzione è di Vittorio Bo. Ringrazio Stefano Vitale, già “Poeta ospite” del blog, Albertina Bollati e la casa editrice per il permesso di pubblicare alcune liriche estratte dall’opera. (Nell’immagine la copertina del libro)
Strisce
Il confine del corpo
è il filo spinato della paura
da qui si deve cominciare
tra le pagine bianche brunite
dalle ferite fioriscono cicatrici
solchi di giorni magri
cenere e chiodi da attraversare
ancòra terra da masticare
nell’ombra che ci segue
è il presagio della notte
a passeggio sulle schegge
di lingue sconosciute
di naufraghi smarriti
senza le chiavi d’una casa
in un ventre di balena
buio dove affonda
la lama del presente
strisce di fuoco sulla pelle
sono zattere di silenzio
attimi dove non siamo mai stati.*
(*) verso di Mark Strand da Mappe nere.
* * *
L’impostura del presente
Escono dalla loro tana
neuroni affamati
nel frastuono che scuote
le stanze del presente
impazienti affannati
stringendosi attorno
al miele del Nulla
poveri contro poveri
sul greto dei sassi verdi di muffa
strisciano sbavano urlano
vele nere senza ritorno
s’apre una crepa madre d’abisso
distratta ragione rito rancore
rosario padrone che morde
baleno d’abbaglio senza figura
promessa profana pura impostura.
* * *
L’eco di Paul
I.
Siamo ancor sempre noi*1
nella cosmica utopia
arrampicati al cielo
migriamo altrove
nell’immobilità del tempo
per essere l’esatto cristallo
della ripetizione infinita
di noi in noi.
II.
Noi siamo qui
da lungo tempo*2
in altro da altro trasformati
eppure lo dimentichiamo
nella stonata sinfonia
dei superbi pensieri
bussa di tanto in tanto
provvidenza interiore
il coraggio umile
della gioia.
(*) Versi di Paul Celan dalle raccolte (1)Svolta del respiro e (2)Dimora del tempo.
* * *
La chiave è nella Parola
suono che resta accanto
colore della pazienza
distesa sul paesaggio delle ore
passione e destino senza nome.
* * *
“Introduzione di Vittorio Bo”
Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori
Italo Calvino
Se attraversiamo la vita alla ricerca di sicurezze che ci consolino e ci garantiscano la nostra ‘appartenenza’ come singolare e unica, saremo sempre più fragili di fronte al mutare del mondo e del tempo.
Siamo vivi e siamo ricchi se sappiamo cogliere nell’Altro la parte sempre mancante di noi stessi.
I versi e i colori di Albertina e Stefano disegnano un percorso possibile, concreto, ispirato, di questa ricerca attraverso la creazione di un loro vocabolario.
Prima di tutto, la Parola, come in alfabeto muto dove alla ricerca della trasparenza di significato si oppone l’incertezza, l’imperfezione, l’attesa che giunge al termine della raccolta in modo inequivocabile: La chiave è nella Parola. Perché la parola rappresenta la forza di opporsi ai muri, il disperato desiderio di conoscere, la volontà di essere con gli altri.
E poi il Tempo, che è plastico, vario, contradditorio. Il tempo si raggruma, fa rumore, è misura e al tempo stesso è altro, fino a porsi al centro della nostra soggettività con la domanda finale sono io il mio tempo? che si confronta con le speculazioni della fisica contemporanea che ha spezzato il concetto di un tempo unico e misurabile.
I Bambini sono gli unici soggetti umani che vivono questi versi, perché conoscono il vero, sono magri di rugiada, sono forse loro cui è dedicato il pensiero dell’essere come le nuvole, con la libertà di pensare di poter cambiare tutto: forma, luce, colore.
Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola. Così recitano alcuni versi di Kahlil Gibran, che si pone di fronte al mondo con gli stessi occhi innocenti e aperti di un bambino, che non pensa a barriere, confini, muri, ma che desidera invece appagare la propria curiosità attraverso la conoscenza del nuovo, del non conosciuto, del diverso.
Il colore è nei vividi versi di Stefano e si esalta nel caleidoscopio delle illustrazioni di Albertina. Simbolica è la rappresentazione della finestra dentro la quale siamo prigionieri dei confini ma che oltre vede una pioggia di colori che ci congiunge con un’altra parte di noi.
Le variazioni cromatiche scelte per rendere concrete le parole rappresentato un controcanto simbiotico nel descrivere le emozioni, il sogno, il dolore, la speranza, fino al vasto orizzonte verde che chiude la raccolta.
Ci piace pensare che il sentiero di Stefano e Albertina ci porti in quel luogo dove non esistono più barriere, muri, rifiuti, ma libertà e mare aperto dell’anima.
Confine diceva il cartello
cercai la dogana, non c’era
non vidi dietro il cancello
ombra di terra straniera
Giorgio Caproni
* * *
Per gentile concessione di Stefano Vitale, Albertina Bollati e Edizioni Disegnodiverso
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA DEGLI AUTORI
Stefano Vitale
Poeta e critico letterario, ha pubblicato Double Face (Ed. Palais d’Hiver, 2003); Semplici Esseri (Manni, 2005); Le stagioni dell’istante (Joker, 2005); La traversata della notte (Joker, 2007); Il retro delle cose (Puntoacapo, 2012); Angeli (con disegni di Albertina Bollati, Edizioni Paola Gribaudo, 2013); ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) l’antologia Mal’amore no (SeNonOraQuando, 2015); La saggezza degli ubriachi (La Vita Felice, 2017).
È presente su numerose antologie, blog, siti. Sue poesie sono tradotte in inglese sul Journal of Italian Translation
(2019) e sul sito “Italian Poetry” (2018). È presente sull’”Atlante dei poeti” del portale “Griseldaonline” dell’Università di Bologna e sul sito “Italian Poetry”.
Albertina Bollati
Fotografa, disegnatrice, illustratrice di loghi, copertine, libri.Ha pubblicato Torino 2011, raccolta di fotografie in tricolore e illustrato le raccolte di poesia Palazzo di giustizia e umanità limitrofe di P. Berti e M. Napoli (Caramella Editrice, 2007); Angeli di Stefano Vitale (Edizioni Paola Gribaudo, 2013); l’antologia Mal’amore no (SeNonOraQuando, 2015); Pensieri sparsi di un psicoanalista di Daniela Gariglio (arabAFenice, 2017). Ha curato Oggi che il verde è così verde, scatti in bianco e nero di R. Balbo (2016) e ha partecipato al Festival della Scienza di Roma.